Dopo una storia fatta da millenni di evoluzione in cui sostanzialmente non abbiamo modificato di molto i nostri comportamenti, a partire dal 1945 a causa del condizionamento effettuato dai media abbiamo trasformato quasi completamente le nostre abitudini. Sfruttando un principio ben conosciuto dalla psicologia sociale si è iniziato a costruire e comunicare un nuovo modello di benessere basato su valori e abitudini di cui solo da qualche anno stiamo capendone la pericolosità.
In meno di 40 anni le persone di mezzo mondo hanno infatti iniziato a percepire il bene come male e il male come bene, un vero ribaltamento della realtà.
In particolare l’abbandono dell’attività fisica, il fumo, l’uso smodato di alcolici e cibo spazzatura e una vita dissoluta sono stati accostati, grazie a film e sapienti spot pubblicitari a una vita da “goditori” e, il modello in uso per millenni fatto al contrario di un uso sapiente della fisicità, un approccio responsabile al cibo e di una vita equilibrata degradato a “una vita di sacrifici e privazioni”.
In poche parole si è ribaltata la realtà, il piacere viene accostato ad una vita dissoluta che ci ammala e il dolore allo stile di vita in grado di darci gioia e salute.
L’essere umano è attratto naturalmente per motivi di sopravvivenza da ciò che può garantirgli sopravvivenza e quindi dai comportamenti potenzialmente salutari ma sconta un grande problema, quello del condizionamento sociale.
Siamo, infatti, fortemente e facilmente influenzabili e molto abitudinari, tendiamo a seguire il gruppo perché istintivamente crediamo che “se lo fanno tutti” abbiamo fatto una buona scelta, e ci sentiamo rassicurati.
Proprio su questo ha fatto leva il mondo della pubblicità!

