Servono nuove soluzioni per poter risolvere nuovi problemi.
É impensabile pensare di poter rispondere con vecchie strategie a situazioni nuove,
mai verificatesi prima nella storia dell’umanità.
Nel ventunesimo secolo le sfide più urgenti ed importanti che si parano di fronte a noi
sono relative all’insostenibilità dei modelli di sviluppo intrapresi.
Sia il pianeta che i suoi abitanti (uomini e animali)
stanno pagando un prezzo altissimo a causa delle scelte effettuate negli ultimi 70 anni.
Il lavoro anziché una risorsa inizia a diventare un induttore di malessere per le persone,
tanto da costringere le organizzazioni che sovrintendono alla salute pubblica
a classificare nuove malattie derivate dal lavoro (come il burnout).
A contribuire al peggioramento della qualità della vita,
oltre al crescente stress derivato dai ritmi lavorativi,
ci hanno pensato le scelte alimentari a favore di cibi molto processati e industrializzati e un abbandono progressivo dell’attività fisica e della socialità.
Tutto questo porta ad aumento di costi sanitari e di giornate di lavoro perse per malattia.
Servono nuove professioni con competenze interdisciplinari
in grado di aiutare le imprese e la popolazione ad orientarsi verso scelte più consapevoli e rispettose degli equilibri dell’ecosistema.
Oggi lo sappiamo, ciò che ammala l’essere umano ammala anche il pianeta.
Proteggiamo il nostro Pianeta.
Tutti dobbiamo farci carico di responsabilità sociale,
impegnarci in prima persona affinché le nostre abitudini migliorino
e siano più sostenibili partendo dalla scuola per finire agli ospedali.
Le nuove scoperte della ricerca scientifica ci dicono che abbiamo bisogno di leader diversi,
più inclusivi, che non impongono o prescrivono compiti,
ma che coinvolgono attraverso meccanismi di leadership distribuita.
L’ambiente e le persone meritano di ritornare al centro del progetto,
il business fine a se stesso dove il fine giustifica i mezzi non è più tollerabile…
Per stessa ammissione delle 200 più grandi imprese nel mondo.